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Arti Marziali

L'etica marziale

Il Ju-Jutsu e il Karate-Jutsu senza armi e quello con le armi, si svilupparono parallelamente. Non si tratta di due discipline marziali diverse, ma di due aspetti della medesima Arte di Difesa.
I principi  fisici e psicologici sono gli stessi, come è lo stesso il tipo di allenamento e uguali le posizioni; varia solo il modo di maneggiare l’arma, considerata un prolungamento del corpo.
Al fine della Difesa Personale, l’uso delle armi ha lo scopo di potenziare e quindi rendere molto più efficaci le tecniche eseguite a mani nude.
Chi conosce le tecniche fondamentali del Kobu-jutsu è in grado di trasformare qualsiasi oggetto della vita di ogni giorno, come per esempio un mazzo di chiavi, una penna, un ombrello, una sciarpa, ecc., in un arma di auto difesa.

 

Quali sono le armi del kobu-jutsu?
Sono armi che erano costituite da attrezzi usati dagli agricoltori e dai pescatori di Okinawa.

Ricordiamo brevemente le principali:

  • il Bo è un bastone lungo;
  • il Jo bastone medio;
  • lo Sho bo o tanbo bastone corto;
  • il Tonfa è un bastone corto con una impugnatura traversale che era usato sia per pestare i cereali che per fare buchi nel terreno per piantare le patate;
  • il Nunchaku è un attrezzo formato da due corti bastoni uniti da una cordicella: originariamente era utilizzato per battere il riso;
  • il Rochin è un pugnale o coltello utilizzato per aprire e squamare il pesce.

Una specializzazione di combattimento con un allenamento costante, portava (e porta) ad un affinamento e miglioramento  del metodo principale, adattandolo alle necessità ed all’evoluzione della società fino a diventare un metodo indipendente e individuale. Già  nel Giappone feudale troviamo la trasmissione e l’applicazione delle tecniche di combattimento individuale nelle varie forze di Polizia e nelle loro dirette controparti nel mondo della malavita. Ogni Provincia aveva il suo corpo di Polizia, la cui funzione principale era far rispettare la legge e l’ordine entro i confini del proprio territorio (Polizia Locale). Tale funzione si riferiva, come oggi, al controllo sui cittadini, sui viaggiatori e ai forestieri. Queste forze di Polizia Locale, ieri come oggi, cercavano di prevenire e di neutralizzare la criminalità  che poteva alterare l’organizzazione e il  funzionamento  dell’unità provinciale. E’ ampiamente documentato che gli ufficiali di Polizia feudale ed i loro collaboratori, dedicavano molto tempo e molto impegno al perfezionamento delle tecniche di combattimento  al maneggio delle armi e alle tecniche direttamente legate alla tutela della legge contro i criminali che, per la maggior parte, erano armati. I collaboratori di Polizia avevano il compito di cercare di arrestare i cittadini, possibilmente senza far loro del male. Perciò è appunto in relazione alle forze di Polizia dell’antico Giappone che conosciamo il Jitte, un bastone metallico uncinato, della lunghezza di circa 50 cm, ed il suo utilizzo “Jitte-Jutsu” era quello di neutralizzare senza l’uso dell’arma primaria, la spada, gli attacchi  di  coltelli, di bastoni e quanto di altro era atto ad offendere. Il maneggio e le tecniche  di questo strumento, molto simili al bastone corto, Sho-Bo, aveva come scopo primario quello di impedire i movimenti, paralizzare momentaneamente e immobilizzare i criminali.

M° Alberto Borella

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